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E' convinzione fin troppo diffusa che gli avvocati migliori siano quelli dotati di superba e roboante eloquenza, di ostentata sicurezza nelle proprie capacità intellettive, di propensione caratteriale al compromesso, al cavillo, al sotterfugio o allo stratagemma processuale. Che siano quelli spietati per essere vincenti.
Nei film è così. Anche per certa narrativa da "autogrill" è così. Purtroppo anche per parte dell'opinione pubblica.
Viceversa, nella vita reale, nei Tribunali reali, nei contenziosi reali, l'avvocato che fa il proprio dovere, dunque l'avvocato migliore, è quello che studia tanto, con zelo e abnegazione (spesso fino a tarda notte), che si aggiorna costantemente, che scrive l'essenziale e che parla il giusto, in base all'opportunità, sempre a bassa voce; senza mai usare parole difficili e facendosi capire da tutti, specialmente dai propri assistiti. Che rende edotti i clienti dei rischi del processo e che li induce a desistere dall'intraprendere liti temerarie e inutilmente costose. Che rispetta i colleghi e che crede nella serietà dei giudici e nel valore della Giustizia.
Che difende i diritti del proprio assistito come se fossero i propri; il tutto sacrificando molto tempo della propria esistenza e senza mai essere stanco.
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